La luce in fondo ai tunnel. Quelli che bucano la dorsale Appenninica per collegare Ancona a Roma su ferro. Dopo decenni a passo di bradipo, il potenziamento della Orte-Falconara sembra aver ingranato la marcia. Ieri a Fabriano ha preso il via il dibattito pubblico sul raddoppio del secondo lotto da 9 km, tra Genga e Serra San Quirico, della tratta P.M. 228-Castelplanio, progetto finanziato con le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Il primo tassello di un’opera attesa da decenni, benché lunghi segmenti della ferrovia continueranno ancora a correre su un binario unico. I 510 milioni di euro garantiti alla Orte-Falconara dal Pnrr, infatti, coprono per intero il raddoppio sulla PM228-Albacina (per la precisione, 48 milioni dal Pnrr e 2 dal Contratto di programma 2018-2019) e parte della 228-Castelplanio. Per quest’ultima servono altri 135 milioni di euro, che però verranno inseriti nei prossimi aggiornamenti del contratto di programma tra Rfi e ministero delle Infrastrutture. Il cronoprogramma Intanto, il lotto 2, oggetto del confronto di ieri, vedrà partire entro l’anno le gare per affidamento lavori e, nella seconda metà del 2023, prederà avvio la realizzazione, con completamento del cantiere entro il 2026, come previsto anche dai tempi dettati dal Pnrr.
«Il dibattito pubblico è un’importante opportunità ed un momento di crescita ha osservato il commissario straordinario per la Orte-Falconara, Vincenzo Macello – perché dobbiamo sempre di più progettare tenendo conto dell’inserimento delle opere nei territori, confrontandoci sulle scelte. Spesso i nostri progetti non sono conosciuti da tutti i portatori di interesse: è dunque l’occasione in cui i tecnici di Rfi e Italferr si mettono a disposizione per raccontare scelte e valutazione di soluzioni alternative nella maniera più trasparente possibile. Con istituzioni, cittadini e territori si riesce meglio a percepire quelle che sono le migliorie da poter apportare per rendere il progetto più efficace in un’ottica di connettività e sviluppo».
Fin qui, le buone notizie. Poi inizia la parte in salita, ovvero i tratti di raddoppio per i quali non sono ancora stati previsti finanziamenti. In primis, il segmento Terni-Spoleto, un intervento da 572 milioni di euro che non può essere realizzato entro l’orizzonte temporale del Recovery Plan neanche per lotti funzionali. Al momento, è finanziata solo la project review che si è resa necessaria: i fondi per la realizzazione andranno invece individuati nei futuri Cdp e la road map fissa il completamento entro il 2030. Infine, manca all’appello il raddoppio della Fabriano-Foligno, un intervento di più lungo periodo per complessità e costo (circa 2 miliardi). In questo caso, ad essere finanziato è lo studio di fattibilità delle alternative progettuali.
«La Orte-Falconara ha sottolineato l’assessore competente Francesco Baldelli – è un’infrastruttura strategica per il rilancio della grande questione Centro Italia e dei collegamenti europei in direzione est-ovest, che deve poter interagire con le altre infrastrutture chiave come i porti di Ancona e Civitavecchia e l’Interporto di Jesi. L’intervento di potenziamento e raddoppio trasformerà la stessa Fabriano in un hub dei territori interni, dando competitività a tutta la fascia appenninica. Con il Ministero e Rfi, stiamo potenziando e completando gli studi per un anello ferroviario che colleghi il sud al nord delle Marche, passando per Fabriano e creando una rete complementare alla linea ferroviaria adriatica in grado di indirizzare i flussi di traffico lungo le grandi direttrici».
*Di Martina Marinangeli, dal Corriere Adriatico del 28 aprile 2022