Il No di Rete Ferroviaria Italiana – a firma dI Vera Fiorani, Amministratore delegato di RFI -, che vieta la realizzazione della ciclovia del Metauro sul sedime della tratta Fano-Urbino, poiché la normativa non lo consente, è la conferma della bontà delle nostre scelte che ha salvato risorse pubbliche da un loro non corretto utilizzo e che costruisce con i fatti ciclovie al servizio delle nostre comunità.
Smascherato così chi ha usato il tema a solo scopo elettorale, raccontando false verità ai cittadini e sperperando fondi pubblici.
Ora avanti tutta per realizzare collegamenti sostenibili interconnessi e intermodali, valorizzando al tempo stesso i percorsi ciclabili nel segno di un autentico sviluppo sostenibile e l’anello ferroviario marchigiano.
Per chi volesse approfondire, di seguito l’articolo pubblicato dalla stampa.
PISTA CICLABILE, SECCO NO DI RFI. «SI VALUTA IL RITORNO DEL TRENO». FANO-URBINO, L ’AD FIORANI NEGA IL NULLA OSTA AL PROGETTO RILANCIATO DAL COMUNE.
Reciso il nodo gordiano dell’uso diverso del sedime: tratta turistica o per passeggeri e merci
L’INFRASTRUTTURA
FANO La pista ciclabile non si può realizzare sul sedime dell’ex tratta Fano-Urbino, neppure a un metro e mezzo di distanza dai binari, finché è in gioco la possibilità di ripristinare il trasporto ferroviario.
Lo afferma nero su bianco l’amministratrice delegata di Rete Ferroviaria Italiana (Rfi), Vera Fiorani, in un’interlocuzione diretta con l’amministrazione comunale di Fano riguardo al recupero del primo progetto della ciclovia del Metauro.
L’ordine del giorno
L’ad di Rfi ha risposto all’ordine del giorno approvato dal consiglio comunale lo scorso 7 febbraio avente per oggetto la “richiesta di un titolo per il riutilizzo funzionale e sostenibile del tratto dell’ex ferrovia metaurense nel comune di Fano”. Il diniego scritto, firmato di suo pugno da Vera Fiorani, che ribadisce l’orientamento del vertice di Rfi già comunicato verbalmente a vari referenti istituzionali come l’ex sottosegretaria del governo Draghi Rossella Accoto e lo stesso sindaco Massimo Seri, recide come se fosse un colpo di spada l’inestricabile nodo gordiano della valorizzazione della tratta ferroviaria per la mobilità ciclopedonale.
Un progetto intrapreso dalla precedente amministrazione regionale, che ha visto mobilitarsi un comitato di cittadini, il Pd di Fano e il consigliere regionale dello stesso partito Andrea Biancani quando l’attuale giunta Acquaroli ha cambiato indirizzo chiedendo alle amministrazioni comunali interessate al tracciato un percorso alternativo per la ciclovia del Metauro. Vista l’evidente incompatibilità con l’istanza, nel frattempo promossa anche dalla Regione, di riaprire la linea dismessa nel 2011 non solo come ferrovia turistica ma anche per il trasporto di passeggeri e merci.
La lettera di risposta
Nella lettera, inviata mercoledì scorso al sindaco Seri e alla presidente del consiglio comunale di Fano Carla Cecchetelli (per conoscenza anche al Ministero dei trasporti e ai presidenti di Regione e Provincia), il vertice di Rfi «pur apprezzando le argomentazioni esposte» sancisce che «non può fornire nulla osta alla richiesta, in attesa delle determinazioni istituzionali circa il reperimento di risorse per il ripristino della linea ferroviaria». Al riguardo, Fiorani sottolinea: «Occorre ricordare che la legge 128/2017 ha disposto la classificazione a uso turistico della linea dismessa Fano – Urbino e, in ossequio a tale previsione di legge, Rfi, gestore dell’infrastruttura ferroviaria nazionale, sta garantendo l’integrità lineare del tracciato ferroviario, in vista della sua riattivazione».
L’amministratrice delegata aggiunge che «a seguito di varie richieste di stakeholder istituzionali, nell’ambito del processo di recepimento dei bisogni di mobilità e delle relative infrastrutture necessarie, Rfi ha realizzato uno studio di fattibilità per il ripristino della linea Fano – Urbino a uso commerciale, inviato al Mit nel 2022 per le valutazioni di competenza».
La soluzione precedente
Nella missiva c’è un riferimento anche al precedente progetto per la ciclovia del Metauro «che prevedeva un uso compatibile con la circolazione del treno turistico, proposta ritenuta di difficile attuazione e avverso alla quale era stata presentata, nel 2020, una diffida da parte dell’associazione Ferrovia del Metauro».
Si trattava della soluzione della ciclovia a 1,5 metri dai binari, manifestamente incongruente visto che il parere di massima favorevole della sede di Ancona di Rfi era stato espresso sulla base della legge per la prevenzione degli infortuni negli impianti delle ferrovie dello Stato, il cui regolamento prevede l’uso della bicicletta riservato al personale tecnico di servizio e la distanza di 1,5 metri dai binari di oggetti rimovibili.
Di Lorenzo Furlani, il Corriere Adriatico del 7 Aprile 2023